NOSTRI PROBLEMI
Un mediterraneo insanguinato per chi vive la guerra, per chi la fugge, per chi la teme!
Ogni giorno si addizionano i morti, odio ed incomprensioni sono amplificati ed ad un focolaio di violenze se ne aggiunge sempre un altro, più vicino, più temibile!
Le minacce di guerra sulla Libia si precisano con l’affermarsi dell’Isis da una parte, l’incapacità di trovare un accordo politico tra le varie fazioni che si contendono il paese ed una Tunisia che teme il dilagarsi del conflitto al confine o entro le sue frontiere. Varie e contraddittorie sono le posizioni che si susseguono: dall’interventismo alla soluzione politica, dall’attacco aereo mirato delle grandi potenze alla guerra vera e propria quali saranno le strade che si seguiranno e quali ne saranno le conseguenze specie in Tunisia?
La Tunisia conscia dell’eminente pericolo sta tentando di securizzare al meglio le sue frontiere anche se l’esercito, malgrado gli ultimi reclutamenti di migliaia di giovani, non ha le forze necessarie per arginare attacchi alle sue frontiere. Il rischio terroristico sarebbe in caso di guerra molto elevato ma anche quello di un esodo massiccio di libici che già in questi ultimi giorni hanno cominciato ad affluire alle sue frontiere. Il paese cerca di premunirsi ma nel contempo prende posizione con l’Algeria contro la guerra in Libia.
L’Europa ha in un primo tempo spinto le varie fazioni libiche a trovare un accordo politico ma il fallimento del processo che doveva permettere una forma di stabilità con il rifiuto del 25 gennaio scorso del Parlamento libico riconosciuto dalla comunità internazionale di riconoscere il governo d’unione nazionale, ha creato le premesse di interventi i cui esiti sono alquanto incerti.
I paesi africani e non solo la Tunisia e l’Algeria ma anche il Tchad, il Niger, il Sudan e l’Egitto temono che il mancato accordo tra le varie fazioni libiche porti ad un escalation del terrorismo nei loro paesi e vorrebbero che si affrontasse la questione del terrorismo in maniera concertata . Il 17 dicembre quando ancora si sperava in una soluzione politica, il Ministro agli esteri nigeriano, Aicha Boulama Kane, affermava « La sicurezza regionale e globale dipende dall’accordo tra Libici, quindi Signori libici, andate avanti nei negoziati per la pace tra di voi. Quando l’Isis s’infiltra nel sud della Libia, s’infiltra anche nei nostri paesi.”
Nell'articolo “Libia, un caos annunciato”del giornale algerino L’Eco News, il cronista afferma che “le dichiarazioni degli Stati Uniti, della Francia e dell’Italia riguardanti i preparativi per un intervento militare in Libia, annunciano tempi oscuri per l’insieme della regione...Questo intervento azzardato avrebbe come effetto di aggravare le violenze tra fazioni ed altri gruppi armati ed opprimere le popolazioni civili già martoriate e portarci verso un periodo di turbolenze in tutta la zona e questo per una lunga durata.”
D’altra parte l’Isis consolida la sua presenza nel paese specie a Sirte, l’ex feudo di Kadhafi dove la popolazione ha disertato la città dopo gli atti di violenza subiti, passando così da una tirannia ad un’altra tirrania più sanguinaria.
Come interpretare il raid americano del 19 febbraio contro un covo terrostico djihadista che ha fatto una cinquantina di vittime la maggior parte tunisini ma anche di due ostaggi serbi? E vero che tra i terroristi c’erano le menti dell’attentato del Bardo e di Sousse? Inizio di guerra, intervento mirato? Che ne pensano i libici? Questi i tanti interrogativi che per il momento rimangono tali e che ci mantengono in una situazione di “sospensione del nostro giudizio” ma di grande inquietudine per il prossimo futuro.
A Tunisi intanto la vita continua. L’ambasciata italiana tra pochi giorni traslocherà a Mutuelleville nell’attesa di vedere ultimati i lavori di costruzione della sua nuova sede al Lac. I membri del Comites si sono riuniti con il Console Canino per discutere di programmazione di eventi, di vendita di beni immobiliari italiani in Tunisia e la loro trasferibilità in valuta estera, di un necessario intervento di funzionari INPS per chiarire le questioni legate alla previdenza ed alla sanità, dell’ottenimento e della durata della carta di soggiorno per i nativi, agli italiani/e coniugati/e a tunisine/i che dovrebbero poter usufruire di una carta di soggiorno illimitata ecc. Pubblicheremo nel prossimo numero l’ultimo verbale della riunione.
Al Corriere ci prepariamo intanto a festeggiare in aprile il sessantesimo anniversario del giornale con la presentazione di un libro “Storie e testimonianze politiche degli italiani di Tunisia” con il sostegno dell’Ambasciata e dell’Istituto Italiano di Cultura e con proiezione di film, mostra e incontri... per la prima volta senza il suo direttore Elia a cui questo anniversario sarà dedicato.
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