NOSTRI PROBLEMI
Marte, dio romano della guerra, sembra reincarnarsi nel nome del mese a lui dedicato: dal tentativo di destabilizzazione della Tunisia dopo i tragici fatti di Ben Gherden, città di confine con la Libia e dopo gli ultimi attentati in Turchia ed in Costa d'Avorio, marzo sta seminando morte ovunque anche in paesi che finora non erano stati colpiti dal terrorismo. L'arresto di un individuo in Italia che paventava una strage alla stazione di Roma Termini conferma anche che il terrorismo può colpire ovunque e che non possiamo sentirci indifferenti o protetti da un altrove della violenza. La violenza è all'angolo della nostra strada, violenza che spinge le popolazioni a fuggire e che non trovano nella "civilissima" Europa una protezione che ne assicuri la salvezza. Un'altra guerra è quella dei fuggitivi, quelli che trovano la morte nel mare "nostrum" o che, accalcati alle nostre frontiere, vivono in condizioni di subumanità.
Ma la cosa forse più indegna è il populismo che fa eco a queste tragedie: dalla paura dell'invasione degli stranieri alla paura d'invasione dei nostri mercati di prodotti non autoctoni (basti pensare alla polemica in Italia sull'olio d'oliva tunisino. Un vento di intolleranza soffia sul malcontento popolare spostando le vere problematiche della gente, tra le quali spiccano la recessione economica e la disoccupazione, verso chiusure culturali e politiche che non portano a nulla di positivo, tantomeno a quelli che ne subiscono il fascino. Ci sembra, al di là delle false ideologie del complotto che ci stiamo muovendo su un tracciato in cui il caos fisico, materiale e intellettuale, sia il fine ultimo verso il quale le strade convergono o le stanno facendo convergere ma, soprattutto, ed è forse la cosa più grave, ci sembra che il dualismo ordine/caos stia maggiormente riaffiorando, operando l'insidiosa equazione in cui si scivola da ordine in autoritarismo e da caos in guerra di tutti contro tutti. Nessun potere ha oggi la capacità di prevalere su altri e se questa fosse mai stata in sè una cosa positiva per permettere un riequilibrio delle forze nel mondo, in realtà, sta conducendo a all'esplosione di focolai di guerra attizzati dagli uni o dagli altri, un processo senza fine: che non conviene a nessuno. E i popoli pagano con la morte, distruzioni, esodo: tutti si sentono minacciati ed insicuri in un mondo che fa del domani un'incognita che rischia di compromettere il lungo "fiume tranquillo" dell'esistenza!
In un editoriale del giornale "Le Monde", scritto dopo l'attacco jihadista alla cittadina del sud tunisino Ben Gherden, l'editorialista denunciava la politica cieca degli Europei e pur scartando l'ipotesi di un'operazione militare europea su larga scala in Libia che
aggiungerebbe "caos al caos", afferma la necessità di far del "fronte tunisino" una "priorità assoluta" dell'Unione Europea invocando l'urgenza di convocare una riunione europea dedicata alla Tunisia, seguita da una "conferenza degli investitori europei" per evitare che si riproducano altre Ben Gherden e conclude affermando che l'accecamento degli Europei rispetto alla posta in gioco in Tunisia è "patetico, esasperante". In effetti, la Tunisia che finora si è difesa dall'attacco jihadista con grande valore, potrebbe davvero resistere di fronte ad altri attacchi del genere in mancanza di una reale e decisa posizione dell'Europa a difesa del suo territorio? Si continuerà a deplorare questo tipo di azioni terroristiche sostenendo genericamente la Tunisia o ci sarà realmente la volontà di salvaguardarla? Da questo dipenderà il suo futuro.
Marzo, è anche simbolo della Festa della donna, che quest'anno in Tunisia specialmente, è stato festeggiato con vari incontri nei quali le donne hanno rivendicato una maggiore attenzione sulle violenze subite in ambito familiare e non solo e sulle profonde contraddizioni che ancora lacerano il mondo femminile tra volontà di parità e custodia della tradizione. Come mantenere l'equilibrio tra modernità e tradizione, tra volontà di parità e credo religioso: questa è la sfida per un futuro democratico del paese, nel quale il ruolo della donna sarà la pietra miliare del progresso.
Nel marzo del 1956 si dichiarava l'Indipendenza tunisina, oggi più che mai da festeggiare poichè realmente a rischio a sessant'anni dalla sua proclamazione. E nello stesso mese e anno nasceva il Corriere di Tunisi che oggi compie 60 anni di vita. Il primo numero fu concomitante alla dichiarazione d'Indipendenza che festeggeremo dal 20 al 22 aprile. Anche in Italia la Tunisia è all'onore nelle Università La Sapienza di Roma e di Messina rispettivamente il 7 ed il 15 marzo. L'Ambasciatore tunisino Mestiri che ha aperto i lavori alla Sapienza in un italiano perfetto, ha fatto un intervento di grande interesse e di profonda umanità sui legami storici tra Italia e
Tunisia.
Il 15 marzo Tunisi ospita l'On. Amendola, sottosegretario agli Esteri in visita di stato: un segno importante dell'interesse dell'Italia nei confronti della Tunisia.
Nel mese di marzo sarà festeggiata la Pasqua cristiana: auguriamo a tutti i cristiani gioia, serenità, e resurrezione della pace!
Abbiamo voluto dedicare questo numero del giornale alla scomparsa di Umberto Eco con un'attenzione particolare all'impatto del suo pensiero sul mondo arabo. Ci è sembrato, che fosse doveroso porgere un ultimo omaggio a questo grande scrittore il cui pensiero non può lasciarci indifferenti ed al quale dobbiamo innumerevoli opere da cui abbiamo tratto un insegnamento importante: diffida da colui che in nome della Verità è disposto a tutto anche ad ucciderti!
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