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Il Corriere di Tunisi “online” riporta le principali notizie pubblicate dal giornale distribuito in abbonamento e in vendita in edicola


In “lettere” la voce dei lettori che ci possono scrivere anche via email


 

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 836 – 188 [nuova serie]

 

NOSTRI PROBLEMI

 

Un mese pieno di impegni nel mondo ed in particolare per l’Italia e la Tunisia tra elezioni europee ed elezioni in vari comuni italiani; l’inserimento della Tunisia da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU quale membro del Consiglio di Sicurezza, per due anni a partire dal 1° gennaio 2020, con 191 voti a favore su 193; la fine del mese di Ramadan; la delusione dei tifosi dopo l’annullamento del risultato della partita di calcio tra Tunisia e Marocco; la preparazione delle future elezioni legislative in Tunisia tra speranze e paure; la festa dell’Europa a Tunisi; la festa della Repubblica italiana.

Le elezioni europee alle quali i cittadini italiani residenti in Tunisia non hanno potuto partecipare così come tutti gli italiani residenti in Paesi extraeuropei hanno invece per la prima volta mobilitato un forte elettorato europeo diviso tra un desiderio di più Europa ed un’affermazione sovranista.

In Italia i risultati parlano chiaramente: la Lega ha ottenuto più del 34%, il PD quasi il 23% e M5S il 17,1%. In calo Forza Italia con 8,8% mentre cresce Fratelli d’Italia con 6,4%. Le altre formazioni di destra e di sinistra non hanno superato la soglia del 5% necessaria per ottenere un seggio in Parlamento.

I sovranisti hanno anche vinto in Francia con il partito del Rassemblement National con il 23,3% seguito da poco dalla Coalition de la Renaissance del Presidente Macron che ottiene il 22,4%, così come nell’Ungheria di Orban la cui coalizione ha vinto con oltre il 52% dei voti. I risultati generali però, se anche danno una crescita dei sovranisti, non significano necessariamente la certezza di risvolti nazionalisti nel futuro assetto dell’Europa che vede un’importante formazione centrista con i Popolari che dominano la scena (179 deputati) anche se in calo rispetto alle precedenti elezioni, seguiti dall’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici (153), dovuto anche al crollo dei Socialisti in Francia che hanno appena potuto superare la soglia del 5%, l’Alleanza dei Democratici e Liberali per l’Europa (106), la netta progressione dei Verdi (in particolare in Francia ed in Germania) con 74 deputati ecc. Saranno quindi le future coalizioni che determineranno le scelte dell’Europa senza contare l’uscita dall’Europa del Regno Unito che, a breve, ridurrà il numero totale degli eletti da 751 deputati a 705.

Dobbiamo ribadire che anche se molte cose debbono essere migliorate in Europa, specie la questione sociale, la questione migratoria, il suo rapporto con il Terzo Mondo, la sua politica Mediterranea e le sue alleanze, è prioritario di fronte alle grandi potenze politiche ed economiche che continuano a fronteggiarsi, che l’Europa possa costituire una terza forza in grado di competere con i grandi di questo mondo, forte anche dei valori di libertà, uguaglianza e fraternità di cui si è nutrita la sua cultura e che è stato punto di riferimento delle democrazie nel mondo. L’Europa è più di un’entità economica, è una cultura il cui modello, anche se discutibile e perfettibile per molti versi, ha potuto permettere una libera circolazione dei suoi cittadini in quei Paesi che sino al 1945 si facevano una guerra sanguinaria o cadevano in uno dei totalitarismi più spietati degli ultimi secoli. Non è poco anche se oggi occorre dare più spazio ai singoli e creare una coscienza transnazionale che ci unisca effettivamente.

I risultati italiani alle europee così come quelli comunali hanno visto primo partito la Lega, secondo il PD e terzo il M5S che nelle due elezioni ha perso molti consensi. 

In Tunisia, tra le buone notizie, una sensibile ripresa del turismo anche grazie agli sforzi del Ministro del Turismo René Trabelsi al quale bisogna riconoscere l’impegno di proporre la destinazione Tunisia in tutti i Paesi europei. Jerba che ha visto l’arrivo di migliaia di turisti per il pellegrinaggio della storica sinagoga Ghriba ne è un esempio.

Le elezioni legislative e presidenziali si avvicinano e nuove coalizioni si stanno formando tra le quali Tahya Tounes che ha inglobato, al momento, il partito Al Moubadara e il cui attuale Presidente del Consiglio Youssef Chahed è stato eletto Presidente.

A tutti Aïd Mabruk e buona festa della Repubblica!

 



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 835 – 187 [nuova serie]

 

 NOSTRI PROBLEMI

 

Il mese di ramadan è appena iniziato e le solite polemiche sull’apertura o chiusura dei caffè si stanno scatenando: l’intervento in alcune città delle forze dell’ordine per chiudere i caffè aperti, manu militari, riapre il dibattito sulla libertà di coscienza in Tunisia. Nella costituzione tunisina votata nel 2014, l’articolo 6 afferma, in effetti, che lo Stato “garantisce la libertà di credenza, di coscienza ed il libero esercizio dei culti; è garante della neutralità delle moschee e dei luoghi di culto contro una sua strumentalizzazione. Lo Stato s’impegna a diffondere i valori della moderazione e della tolleranza, a proteggere le religioni ed a vietare che siano minacciate nel loro esercizio così come s’impegna a vietare le campagne d’accuse d’apostasia, d’incitamento all’odio ed alla violenza.” Se quindi lo Stato protegge credenti e non credenti, praticanti e non praticanti, nel rispetto di ognuno, non si capisce perché l’apertura dei caffè dovrebbe impedire ai credenti di non entrarci, ai non praticanti o ai non musulmani di poterci entrare, nel rispetto generale di tutti e di ciascuno.

Molti articoli o commenti evocano la ripresa del turismo per giustificare l’apertura dei caffè ma la libertà di coscienza non riguarda solo i turisti ma l’insieme della popolazione tunisina nel rispetto e nella non provocazione ovviamente di chi invece pratica. In effetti, o c’è la libertà di coscienza iscritta nella costituzione o non c’è ma questo suppone che “l’arbitrario” faccia funzione di legge.

La Tunisia ha ospitato il 30 aprile il vertice intergovernativo italo-tunisino in presenza del Presidente del Consiglio Conte e dei Ministri Salvini e Di Maio. Una missione imprenditoriale è stata inoltre guidata dal Ministro per lo Sviluppo Economico Luigi Di Maio per il rafforzamento e l’approfondimento delle opportunità commerciali e di partenariato industriale che la Tunisia offre alle imprese italiane e di cui diamo largo eco nel dossier di questo numero del Corriere.

Le elezioni europee sono alle nostre porte e sebbene gli italiani qui residenti non abbiano la possibilità di votare in loco, si guarda con inquietudine ed apprensione ai possibili esiti di questa scadenza elettorale con una Gran Bretagna del Brexit che paradossalmente voterà, con una crisi dei valori guida dell’Europa che rischiano di avvantaggiare gli euro-scettici a discapito non solo degli europei stessi ma di tutta la zona euro-mediterranea che ne è fortemente dipendente, con, all’orizzonte, un profilarsi di una guerra economica USA-Cina.

L’indebolirsi dell’UE di fronte a queste grandi potenze sarebbe una sua ulteriore marginalizzazione.

In Italia, la Fiera del Libro di Torino, che rappresenta ormai da anni, uno dei maggiori eventi culturali italiani è stata annerita dalla presenza di una casa editrice il cui rappresentante si è dichiarato fascista. Molte defezioni di intellettuali e polemiche hanno tristemente marcato questa festa della cultura con gran danno per la cultura stessa.

Per i nostri specifici problemi di italiani all’estero, la riduzione dei parlamentari nelle circoscrizioni estere, riduce ulteriormente il loro peso politico proprio in un contesto in cui il numero degli italiani residenti all’estero è in netto aumento. L’esclusione dal reddito di cittadinanza e dalla quota 100 per le pensioni li penalizza ulteriormente.

Una nota positiva riguarda l’italianistica con l’annullamento delle restrizioni previste dallo Stato francese per l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole superiori dell’esagono.

Sempre per la diffusione della lingua e cultura italiana si è svolto a Tangeri in Marocco una riunione dei Comitati Dante Alighieri per creare, attraverso un ambizioso progetto Meda, una rete mediterranea per la cultura e la didattica della lingua.

L’estate è alle porte ma per gli studenti è tempo d’esami ed in Tunisia, alunni e studenti si preparano ad affrontare tra maggio e giugno le prove di verifica che permetterà loro di proseguire o ultimare il loro percorso scolastico o universitario. A loro un sentito “in bocca al lupo!”.

 



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 834 – 186 [nuova serie]

NOSTRI PROBLEMI

 

Tunisi ripulita e fiorita ha accolto domenica 31 marzo il summit dei Paesi della Lega Araba.

Tutti i Paesi arabi presenti ed anche il Presidente egiziano Abdelfattah al-Sissi di cui si temeva l’assenza sino all’ultimo. L’unico Paese i cui massimi rappresentanti erano assenti è stata l’Algeria con le dimissioni ufficiali del Presidente Abdelaziz Bouteflika avvenute martedì 2 aprile, dopo settimane di contestazioni a seguito dell’annuncio della sua ricandidatura alle elezioni presidenziali. Questa rinuncia non ha per placato le anime della rivolta algerina che chiedono di uscire dall’equazione fatale di potere-corruzione-autoritarismo. Le diverse anime dell’esercito che difendono le loro rendite petrolifere permetteranno al popolo algerino di vivere un processo di democratizzazione del Paese o si faranno una guerra fratricida coinvolgendo parte del popolo che da decenni non ha tregua?

Ma l’incognita algerina così come la crisi umanitaria nello Yemen non sono stati temi dibattuti durante il summit di Tunisi, forse perché troppo scottanti, forse perché le divergenze tra i diversi stati del Golfo hanno assorbito tutte le energie dei partecipanti, creando anche delle tensioni tali da portare l'emiro del Qatar ad abbandonare il tavolo della riunione subito dopo l’apertura dei lavori. L’ombra turco-siro-iraniana ha pesato molto sull’incontro. L’unico punto consensuale è stata la condanna del riconoscimento americano della sovranità israeliana sulla pianura del Golan.

Un contro-summit è stato organizzato da militanti tunisini per i diritti umani con una presenza di egiziani, di marocchini e di sauditi nel quale i partecipanti hanno chiesto ai dirigenti dei Paesi arabi di lottare contro la corruzione e la povertà.

In maggio si vota per il rinnovo del Parlamento europeo con l’elezione dei deputati che saranno in carica cinque anni. Queste elezioni hanno due incognite: la Gran Bretagna e una temibile configurazione di tipo sovranista del Parlamento. Tra l’uscita dell’Inghilterra dall’UE senza accordo e l’entrata di antieuropeisti nel cuore decisionale dell’UE, la situazione è più che inquietante! A chi serve un’Europa sempre più debole?

Altro punto dolente riguarda gli italiani residenti all’estero che, a dispetto della matematica, più crescono numericamente, meno vengono rappresentati!

Per i cittadini italiani residenti in Tunisia, un’altra incongruità è rappresentata dal fatto che pur essendo italiani e quindi (ancora) europei non potranno votare per le elezioni europee di maggio mentre ad esempio i nostri “amici francesi” hanno questa opportunità. Se le nazioni che compongono l’UE fossero più omogenee nelle loro decisioni sarebbe certamente più vivibile e meno contradditorio per tutti i suoi cittadini.

Per fortuna la cultura ci salva! La bella manifestazione che ha riunito a Tunisi i giovani talenti di Sanremo ha dato una ventata di leggerezza a questa primavera che fatica a dipingere dei suoi colori l’animo grigio della politica e di una società che pensa la sua salvezza nell’esclusione, nell’indifferenza e nel rifiuto dell’altro come abbiamo potuto vedere negli ultimi giorni per le altre decine di annegati nella ormai tomba mediterranea, notizia peraltro passata inosservata!

 



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 833 – 185 [nuova serie]

NOSTRI PROBLEMI

 

I mandorli in fiore con i loro delicati petali bianchi ed i campi di margherite gialle annunciano a Tunisi lo sbocciar della primavera.

Simbolicamente la primavera è rinascita e speranza ma è anche fragilità poiché la natura è alla mercé degli agenti atmosferici e cioè di forze esterne che possono farla crescere rigogliosa o rinsecchirla.

In Tunisia la stagione delle riforme si fa attendere: si dibatte ancora sulla data effettiva delle elezioni legislative e presidenziali, non si riesce ancora ad ottenere un accordo bi-partisan per rendere operativa la corte costituzionale, l’inflazione aumenta, le riserve in valuta diminuiscono ed il dinaro settimanalmente perde valore sul mercato dei cambi, gli investimenti non sono ripresi come si sperava, bloccati da forze contrarie ed interessi divergenti, intanto il potere d’acquisto della classe media è in forte calo e la popolazione si va sempre maggiormente impoverendo. Le forze politiche che si affacciano (vecchie o nuove che siano) non riescono a dotarsi di un profilo convincente capace di mobilitare un elettorato e, alla vigilia di elezioni che incideranno notevolmente sul prossimo futuro del Paese, vedere nascere e morire nuove formazioni politiche, nuove coalizioni e nessun programma che le accompagni, non aiuta il cittadino ad orientarsi in quella selva oscura che la diritta via era smarrita. La minaccia di una ripresa degli atti terroristici, in un momento di grande instabilità regionale, presi tra l’incudine dell’incognita Algeria ed il martello dell’instabilità libica, ma anche dal ritorno dei jihadisti dalla Siria e dalla Libia continuano a pesare sul Paese, per cui assistiamo ad un prolungamento indefinito dello stato d’emergenza.

In questa selva di inquietudini, si riaccende la speranza in una ricca stagione turistica che permetta la ripresa di un settore fortemente in crisi a seguito degli attentati che, alcuni anni fa, hanno insanguinato la Tunisia, così come la possibile, anche se molto contestata, legge sull’uguaglianza giuridica donne/uomini che permetterebbe finalmente alle donne tunisine di ottenere piena cittadinanza e cioè parità di diritti. Non è né sarà una lotta facile ma non vi sarà democrazia senza parità di diritti tra cittadini, qualunque sia il loro genere.

La Tunisia è quindi l’immagine della stagione, incerta e combattuta tra speranza e sfiducia.

L’Italia non è da meno e se dopo le primarie del Partito Democratico e la netta vittoria di Nicola Zingaretti alla sua guida, sembra che si alzi una voce di dissenso popolare nell’apparente consenso generale italiano alle politiche poste in atto dal governo giallo-verde, come in Tunisia il futuro è tutto da costruire, sapendo che il vero problema è la perdita di fiducia dei cittadini nei suoi rappresentanti politici che troppo spesso hanno “egocratizzato” i destini del Paese.

Per quanto riguarda i nostri specifici problemi, è allarmante il communicato dei deputati e senatori eletti nelle nostre circoscrizioni che denunciano una volontà esplicita del governo di ridurre i diritti dei cittadini italiani residenti all’estero, cittadini che sono oggi circa sei milioni (contro i quattro di pochi anni orsono) iscritti all’AIRE. Dopo la riduzione dei parlamentari, in effetti, la bocciatura della mozione per la costituzione del Comitato per le Questioni degli Italiani all'Estero al Senato della Repubblica infligge un ulteriore colpo alle collettività italiane nel mondo.

Il Senatore Giacobbe, eletto nella nostra circoscrizione Africa, Asia, Oceania ed Antartide (AAOA) nel suo comunicato afferma che "il ruolo rivestito dal Comitato, da sempre costituito al Senato, in questi anni è stato di fondamentale importanza sia per il Parlamento che per le nostre Comunità all'estero. Sono stati acquisiti elementi conoscitivi su problematiche e aspettative valutando come contribuire alla loro soluzione con interventi normativi e contatti con istituzioni italiane ed autorità straniere”.

In Tunisia, diversamente dalla Francia, gli italiani residenti non potranno votare per le Europee se non recandosi presso i loro Comuni d’origine e, in un periodo così delicato per il futuro del sogno europeo, ci sembra un ulteriore svuotamento dei nostri diritti come se gli italiani non residenti in Europa non fossero comunque europei e come tali non avessero la possibilità di esprimersi in merito alla sua futura fisionomia politica. Eppure l'Ue e i suoi Stati membri hanno già adottato il Piano d’azione per valutare il livello di tutela dei diritti umani e della democrazia non solo in Europa ma anche nel resto del mondo. Qual’è dunque questa tutela della democrazia che non ci permette di andare alle urne?

 



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